A che serve il battesimo?

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1 • «Sceglierà lui da grande» (?)

Fino al secolo scorso, molti italiani erano «cristiani col pilota automatico».

In che senso?

Nel senso che a domande molto serie sulla propria fede, rispondevano in modo un po’ ingenuo.

Ad esempio, se chiedevi a qualcuno «perché vuoi far battezzare tuo figlio?», potevi ricevere come risposta:

  • «Perché è una tradizione di famiglia!»
  • «Perché sennò poi nonna ci rimane male!»
  • «Perché lo fanno tutti, non voglio che mio figlio sia “il diverso”!»
scegliera lui da grande

In realtà però devo correggermi: i «cristiani col pilota automatico» non esistevano solo nel secolo scorso; anche oggi, tanti cristiani continuano a rispondere a cazzo di cane impropriamente a tante domande…

…ad esempio quando si parla del battesimo, molti dicono:

«Non ho diritto a battezzare mio figlio! Se vorrà, sceglierà lui da grande

Questa frase sembra sensata…

…ma in realtà non sta in piedi!

Perché?

Perché ogni genitore, dalla nascita di suo figlio, e per tanti anni a seguire, prende per lui decine e decine di decisioni senza il suo consenso: gli insegna a parlare, a leggere, a scrivere, lo iscrive a quella scuola lì (e non a quell’altra), gli fa vedere quei cartoni animati (e non quegli altri), gli fa praticare uno sport (e non un altro), gli insegna quella lingua straniera (e non un’altra), gli fa imparare a suonare uno strumento musicale (e non un altro), etc.

Per quale motivo un genitore fa queste scelte?

Come mai un genitore dà (o non dà) qualcosa a suo figlio senza chiedergli il consenso?

Perché un genitore insegna (o meno) qualcosa a suo figlio?

Il criterio è solo uno: il bene del figlio.

Perché un genitore battezza un figlio? Perché crede che quello sia un bene per lui (*).

(*) (Sul «perché» crede che sia un bene, ci torniamo tra due paragrafi)

2 • La cosa più drammatica che un genitore dà ad un figlio (senza consenso)

Io adoro i «paladini del mancato consenso dei battezzati».

Pronti a straccarsi le vesti per un po’ di acqua sulla testa di un bambino.

I suddetti paladini però non si rendono conto del fatto che c’è una cosa mooooooolto più grande (e drammatica) che ogni genitore dà ai figli, senza chiedere il consenso: la vita.

La vita.

La maledetta vita.

«L’ebete vita che ci innamora» (cit.).

La faticosissima e spesso angosciante vita.

Quella vita per cui, la prima volta che hai incontrato una croce quando eri ragazzo, ti sei girato verso tuo padre e tua madre, hai digrignato i denti, e gli hai urlato: «Ma perché mi avete messo al mondo? Chi ve l’ha chiesto?» (*)

battesimo fuoco dentro

Anche Joseph Ratzinger, parlando del problema del «mancato consenso» durante il battesimo, ha rovesciato la domanda allo stesso modo:

Ma al di là dell’apparente rispetto per la libertà del bambino, dimenticano che non gli hanno chiesto se voleva venire al mondo.
Siamo sicuri che egli volesse davvero entrare a far parte della vita degli uomini?
E in effetti l’azzardo di vivere nell’ignoranza di un futuro a cui ci si sente estranei può essere giustificato soltanto se si è in grado di offrire al bambino che nasce qualcosa di più della semplice esistenza biologica.
Soltanto se insieme alla vita che si affaccia a un futuro indefinibile si sa proporre anche un senso: una forza del bene che è più potente di tutte le eventuali minacce e pericoli a cui il bambino potrà essere esposto.
Soltanto se si è in grado di offrire al bambino questa chance è giusto e ha senso decidere di metterlo al mondo.

(JOSEPH RATZINGER, da un’omelia durante la Messa nella festa del Battesimo di Gesù, Chiesa Collegiata di Berchtesgaden, domenica 7 gennaio 1990)

Se non si riesce a consegnare al figlio un senso, un λόγος, una ipotesi esplicativa della realtà, si cade in un circolo vizioso, descritto molto bene da Chesterton:

A che pro generare un uomo se non si è prima stabilito che cosa vi è di buono nell’essere uomo?
In questo modo non facciamo che affidargli un problema che noi stessi non abbiamo osato risolvere.
È come se chiedessimo a un uomo: «A che serve il martello?» e lui rispondesse: «A fare martelli»; e quando gli chiedessimo: «E a che servono quei martelli?», lui rispondesse: «A fare altri martelli».
Quest’uomo non farebbe che rimandare continuamente il problema del fine ultimo della carpenteria […].

(GILBERT KEITH CHESTERTON, Eretici, Lindau, Torino, 2010, p.25-26)

La vita è drammatica.

La vita è una cosa seria.

La vita è robbba tosta.

Il vero problema non è battezzare un figlio senza consenso.

Il vero problema è metterlo al mondo senza sapergli indicare una Speranza più grande di tutto il dolore e i pali in faccia che incontrerà lungo il cammino:

Il dono della vita, da solo, è privo di senso: può diventare un peso insopportabile. Possiamo dare la vita? Questo è sostenibile solamente se la vita stessa è sostenibile, se essa è sorretta da una speranza capace di superare tutti gli orrori che la terra ci riserva.

(JOSEPH RATZINGER, Il Dio di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 2012, p.34)

3 • A che serve il battesimo?

Molte persone hanno un’idea totalmente fuorviante del battesimo.

Pensano che sia una cerimonia per entrare a far parte della «Chiesa Cattolica s.p.a.».

Che sia un rito sociale, che serve a rilasciare un attestato di appartenenza alla comunità.

Che sia un contratto con Gesù, per cui sei tenuto a comportarti in un certo modo, a voler bene agli altri in modo “gratuito” e “spontaneo”…

spontaneita

Prima di rispondere alla domanda sul battesimo, vorrei soffermarmi un attimo su Gesù.

Molti cristiani pensano a Lui come ad un maestro; un “grande saggio”, che ha portato un “nuovo insegnamento” rispetto alla Legge dell’Antico Testamento:

  • La Legge diceva di non uccidere (Es 20,13)? Gesù dice che se insulti qualcuno lo stai uccidendo (Mt 5,21-24)!
  • La Legge diceva di non commettere adulterio con una donna (Es 20,14)? Gesù dice di non fare neanche pensieri zozzi su una donna (Mt 5,28)!
  • La Legge diceva di amare il proprio prossimo (Lv 19,18)? Gesù dice di amare anche i nemici (Mt 5,44-47)!

Cos’è?

Una scuola ancora più impegnativa?

Passiamo dalla «maestra Legge» al «professore Gesù»?

Siamo totalmente fuori strada…

Nella lettera ai Galati, Paolo di Tarso scriveva queste righe:

Così la Legge è stata per noi un pedagogo (*), fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo.

(Gal 3,24-25; cfr. anche Gal 4,1-7)

(*) (Il pedagogo, nell’Antica Grecia, era lo schiavo che accompagnava il bambino dal maestro: da παῖς παιδός, «bambino» + ἄγω, «condurre»)

Che significano queste strane parole di Paolo?

La Legge è una cosa buona; le regole aiutano a vivere; la morale indica la strada; l’etica è per il bene dell’uomo… tutte queste cose sono utili finché non si arriva a Cristo

…ma arrivati a Lui, poi, che succede?

Cosa avviene nel momento in cui io “aderisco” a Gesù Cristo?

Che succede col battesimo?

Riprendiamo la lettera ai Galati:

Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.

(Gal 2,19-20)

Il battesimo non è un “evento tribale” per entrare a far parte del clan.

Non è la festicciola per ingresso nell’“associazione” di quelli che “si sforzano di comportarsi bene”.

Il battesimo è un evento che agisce in modo molto più radicale.

Cambia una persona a livello ontologico (scusate la parolaccia).

Come ricordava il teologo francese Jean Daniélou (1905-1974):

La vita della grazia è dunque una configurazione a Cristo.
Ma non si tratta più soltanto di una imitazione esteriore, bensì di una partecipazione alla vita stessa di Cristo. Gesù Cristo così non è soltanto il modello, l’archetipo secondo il quale noi dobbiamo riformare la nostra anima, egli è anche l’unica fonte dalla quale la vita della grazia può espandersi in noi.
«Io sono la vite, e voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,4-5). «È da lui che tutto il corpo, ben composto e connesso per l’utile concatenazione delle articolazioni, efficacemente, nella misura di ciascuna delle sue parti, compie il suo sviluppo per l’edificazione di se stesso nell’amore» (Ef 4,16). La vita cristiana non è soltanto una vita come quella di Cristo, ma è anche una vita in Cristo (cfr. Gal 3,28).
[…]
Tale trasformazione in Cristo, che ci fa figli del Padre, è operata dallo Spirito Santo che dimora in noi.
(JEAN DANIÉLOU, Dio e noi, Rizzoli, Milano 2009, versione Kindle, 84%)

4 • Che differenza c’è tra un battezzato e un non-battezzato?

Una quindicina di anni fa, padre Marko Ivan Rupnik (teologo sloveno, classe ’54) scriveva queste righe:

Alle volte si ha l’impressione che ci sia nell’aria la convinzione che tutti possano vivere la vita dell’uomo nuovo a prescindere dal battesimo.
Come se il modo di pensare, sentire, volere e agire dell’uomo nuovo fosse raggiungibile semplicemente seguendo una determinata proposta culturale e dei dettami etici.
Allora sorge spontanea la domanda sul perché battezzarsi, perché credere in Cristo, o, in modo ancora più radicale, su qual è il senso dell’opera di Cristo per l’uomo di oggi.

(MARKO IVAN RUPNIK, dalla presentazione del libro di MARIA CAMPATELLI, Il battesimo : ogni giorno alle fonti della vita nuova, Lipa, Roma 2007, p.9)

Rovesciando la domanda di padre Rupnik, potremmo chiederci: qual è la differenza tra una persona battezzata ed una non-battezzata?

Domanda niente affatto scontata, nel contesto culturale del «tutto è uguale a tutto» in cui viviamo…

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Insomma, cosa cambia dopo il battesimo?

(Per rispondere, ruberò qualche parola da una catechesi del 16 marzo 2021 di don Fabio Rosini)

Se sei malato e vai da un medico e – dopo che gli hai descritto tutti i sintomi – quello ti dà un’aspirina, probabilmente non deve essere tanto grave questa malattia.

Se invece ti prescrive una serie di analisi, controlli, cure… è un altro paio di maniche.

Se poi devi fare la chemio… ecco, è qualcosa di molto serio.

Bene.

Qual è stata la cura che Dio Padre ha voluto dare all’uomo?

Delle istruzioni?

Delle nuove regole?

Gesù che ti guarda in modo romantico, ti abbraccia e ti dice: «Mi raccomando: tratta le altre persone come fratelli!»?

Se fossero bastate queste cose, probabilmente Dio le avrebbe fatte.

Ma non è andata così.

Tutte le domeniche, a Messa, diciamo questa frase nel Credo:

Per noi uomini
e per la nostra salvezza
discese dal cielo
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì

e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture

(dal Simbolo niceno-costantinopolitano, IV secolo)

Per me, per la mia guarigione, è QUESTO che serve: che Cristo muoia in croce, entri nella tomba, e dalla tomba esca vivo.

Perché Alessandro si salvi, serve che sia versato il sangue di Cristo.

Tant’è che nella prima lettera di Pietro leggiamo:

Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia.

(1Pt 1,18-19)

Anche don Fabio l’ha detto in modo chiaro e tondo:

Io ho bisogno di essere amato così, altrimenti non guarisco…
Io ho bisogno che Cristo muoia per me
Solo l’amore guarisce il cuore dell’uomo…
Non ci sono discipline, regole, obblighi…
Solo quando l’amore di Dio tocca un cuore, quel cuore può guarire…
niente di meno di questo!
Non basta una pacca sulla spalla.
Non basta un buffetto
Non basta una regolina o un’esortazione morale.

(FABIO ROSINI, da una catechesi del 16 marzo 2021)

Per guarire, c’è bisogno dell’intervento di Cristo.

Per guarire, c’è bisogno di una ri-creazione.

C’è bisogno del battesimo.

5 • Ri-creazione

Dulcis in fundo, qualche pillola dai Padri della Chiesa (*) sul battesimo.

(*) (Citare i Padri della Chiesa dà sempre un tono pseudo-intellettualoide; io in realtà non ho mai approfondito veramente i loro testi, se non in modo approssimativo, en passant… ma ho voluto lo stesso nominarli, forte del fatto che nessuno avrebbe letto questa nota che ho scritto con un font molto piccolo)

Cirillo di Gerusalemme (313-386), vescovo, teologo e dottore della Chiesa, scriveva queste righe:

Immersi in Cristo, ed essendovi rivestiti di Cristo, voi siete divenuti conformi (σύμμορφοι) a Cristo. Perché siete divenuti partecipi di Cristo, voi siete a buon diritto chiamati cristiani.

(CIRILLO DI GERUSALEMME, Patrologia Graeca, XXXIII, 1088 A)

I cristiani non sono chiamati «cristiani» perché «fanno parte di un gruppo»…

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I cristiani sono chiamati «cristiani» perché (come ha scritto Cirillo) sono «partecipi di Cristo»…

…ovvero sono «conformi» a Lui…

…ovvero hanno la sua stessa forma.

Ireneo di Lione (130-202) – anche lui vescovo, teologo e dottore della Chiesa – parlava del battesimo in questi termini:

Coloro che sono battezzati ricevono lo Spirito di Dio che li dà al Figlio; e il Figlio li prende e li offre al Padre; e il Padre comunica loro l’incorruttibilità.

(IRENEO DI LIONE, Demonstratio apostolicae praedicationis 7)

La vita cristiana non ha (solo) (e principalmente) a che fare con ciò che facciamo «qui ed ora».

La vita cristiana invece, attraverso il battesimo, affonda le sue radici in modo misterioso (*) in Dio: in ciò che lo Spirito Santo opera in noi; in ciò che Cristo compie in noi; in ciò che il Padre ci comunica.

(*) («misterioso» non nel senso che «nun se pô capi’», ma nel senso che provavo a spiegare qui)

E per chiudere la terna di vescovi, teologi e dottori della Chiesa, ecco un pensiero di Gregorio di Nissa (335-395):

Avendo deposto ogni elemento estraneo, cioè ogni peccato, ed essendosi spogliata della vergogna dei suoi errori, l’anima riacquista la libertà e la sicurezza. Ora, la libertà è la rassomiglianza con colui che è senza padrone e senza sovrano, la quale ci era stata data da Dio all’origine e che la vergogna del peccato aveva cancellato.

(GREGORIO DI NISSA, Patrologia Graeca, XLVI, 101 D)

Il battesimo restituisce all’uomo la sua libertà.

Quella vera.

Senza la quale non è e non può essere «buono per natura».

Quella libertà che fa sì che l’uomo smetta di «chiedere la vita» (alle cose, ai soldi, alle persone, alle relazioni) e inizi a donarla.

Conclusione

Nel rito del battesimo, dopo che il sacerdote ha chiesto ai genitori il nome del bambino, c’è questo scambio di battute:

  • (sacerdote) «Per [nome-del-bambino] cosa chiedete alla Chiesa?»
  • (genitori) «La fede»
  • (sacerdote) «E la fede che cosa ti dona?»
  • (genitori) «La vita eterna»

Benedetto XVI commentava così questo passaggio della liturgia:

Di fatto, oggi come ieri, di questo si tratta nel Battesimo, quando si diventa cristiani: non soltanto di un atto di socializzazione entro la comunità, non semplicemente di accoglienza nella Chiesa. I genitori si aspettano di più per il battezzando: si aspettano che la fede, di cui è parte la corporeità della Chiesa e dei suoi sacramenti, gli doni la vita – la vita eterna.

(BENEDETTO XVI, Lett. enc. Spe Salvi, n.10)

I genitori ti danno un nome… un patrimonio genetico…

…un’eredità biologica e psichica… cibo, affetto, tenerezza…

…la vita biologica…

…ma c’è una cosa che non possono darti: la vita eterna.

La vita eterna però non è «quella che inizia quando tiri le cuoia»… ma inizia qui-ed-ora, quando entri in intimità con Dio.

sale

(Estate 2022)

Fonti/approfondimenti
  • MARIA CAMPATELLI, Il battesimo : ogni giorno alle fonti della vita nuova, Lipa, Roma 2007
  • JOSEPH RATZINGER, Il Dio di Gesù Cristo: meditazioni sul Dio uno e trino, Queriniana, Brescia 2011
  • JEAN DANIELOU, Dio e noi, Rizzoli, Milano 2009
  • FËDOR DOSTOEVSKIJ, Memorie dal sottosuolo, Biblioteca Economica Newton, Roma 2005

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