…e se Dio non esistesse?

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1 • La mia inquietudine…

Il mio migliore amico è agnostico.

A volte, per scherzare (*), gli dico che io invece sono un agnostico praticante.

(*) (Anche se, come diceva mia nonna, «Pulcinella si confessa scherzando!»)

Mi capita spesso di provare una grande inquietudine.

Sento una grande sete di senso.

Mi frullano in testa molte domande sul senso della vita. E sul senso della mia vita.

Sento tanto vicina l’agitazione di Giacomo Leopardi, che aveva sete di Infinito

E sento tanto mia l’irrequietezza di Agostino d’Ippona; anzi, a volte penso (non senza un briciolo di superbia) che Agostino in confronto mi spiccia casa

inquietudine agostino

Mi sembra quasi di avere un buco nero dentro al petto…

Ho tante domande nel cuore…

…e non ho le risposte in tasca.

Ma cerco la Verità

2 • I miei bias cognitivi…

Io ho un bias cognitivo (*): ho studiato ingegneria.

(*) (In realtà ne ho molti; questo però è uno dei tanti)

In ogni esercizio di fisica che io abbia mai fatto (a partire da quelli di meccanica classica al liceo, fino all’esame di «Modelli matematici di reattori e bioreattori chimici» durante l’ultimo anno di uni) era necessario specificare, per ogni grandezza, il cosiddetto sistema di riferimento.

  • La concentrazione del composto è X!
  • Ok ma… «X» cosa?

  • Il punto è lontano Y!
  • Sì, ma… «Y» da dove?

  • L’aereo è super-veloce!
  • Sì, ma… rispetto a quale sistema di riferimento?

Ora non dico di essere diventato un grammar-nazi delle unità di misura…

…però – tanto per fare un esempio – ogni volta che vedo Star Wars, e Han Solo dice di «aver percorso la rotta di Kessel in meno di 12 parsec», mi sale un brivido lungo la schiena (*)…

(*) (Il parsec infatti è un’unità di misura della DISTANZA, non del TEMPO!)

george lucas rotta di kessel

3 • Il mio sistema di riferimento…

Io credo che il discorso sul sistema di riferimento non valga solo per le cosiddette grandezze fondamentali (lunghezza, massa, intervallo di tempo, temperatura, etc.)…

…ma dovrebbe essere applicato (mutatis mutandis) a un po’ tutti gli ambiti della realtà:

  • la filosofia
  • l’arte
  • il diritto
  • l’economia
  • la politica
  • etc.

In che senso?

sistema di riferimento

No, ovviamente non in questo senso.

Provo a spiegarmi un po’ meglio (però la prenderò un po’ larga, abbiate pazienza…).

Nel Medioevo (ma anche in molti altri contesti culturali disseminati nello spazio-tempo), tutti gli àmbiti della vita – pubblica e privata – rimandavano ad un fine trascendente.

In che senso? (x2)

Nel senso che ogni aspetto della vita – la politica, l’arte, l’economia, il diritto, la famiglia, l’educazione – non era ripiegato su sé stesso, ma poggiava su un sistema di riferimento: Dio.

Su Dio, cioè sulla sintesi di tutte le perfezioni (ciò che i filosofi chiamerebbero l’Atto puro di essere): il Bene, la Bellezza, la Verità, la Giustizia, l’Unità, la Santità.

In che senso? (x3)

Nel senso che in quel contesto storico, si poteva affermare che…

  • …la politica è buona SE corrisponde a quella Giustizia;
  • …la filosofia è vera SE corrisponde a quella Verità;
  • …l’arte è bella SE corrisponde a quella Bellezza;
  • etc.

Cosa accade invece se si perde di vista questo sistema di riferimento?

Accade quello che vediamo nella società moderna in cui – per la prima volta nella storia – si è persa una dimensione trascendente dell’esistenza (cioè immateriale, soprasensibile, metafisica).

Senza queste coordinate, senza un «centro di gravità permanente», tutti gli àmbiti della società, della cultura, del sapere, della conoscenza sono diventati auto-referenziali

…cioè si sono rattrappiti su sé stessi…

…cioè cercano un fine al proprio interno.

Senza un riferimento trascendente infatti:

  • il fine della politica diventa il potere;
  • la base della filosofia diventa il relativismo;
  • il senso dell’arte diventa un vuoto estetismo;
  • il fondamento del diritto diventa il legalismo (vedi vignetta qui sotto);
  • lo scopo dell’economia diventa il profitto;
  • la scienza finisce per rincorrere gli interessi del mercato (cioè della cultura edonistica, consumistica e borghese);
  • etc.

Se ci sbarazziamo di Dio, in base a quale criterio si può dire che uno di questi àmbiti sta andando «nella direzione giusta», funziona bene/male, è buono/cattivo, giusto/sbagliato?

Qualsiasi altro sistema di riferimento è parziale, soggettivo, imperfetto, instabile, perché si finisce per dire che qualcosa «è buono/cattivo…»:

  • «…per me»
  • «…per la maggioranza»
  • «…per chi comanda»
processo di norimberga

Riducendo all’osso la questione, io credo che la perdita della dimensione trascendente dell’esistenza sia alla radice di buona parte dei problemi con cui si sta confrontando il mondo contemporaneo: le varie crisi geo-politiche internazionali, l’inquinamento, l’ingiusta distribuzione delle risorse, le condizioni di lavoro disumane e alienanti di moltissime persone, il numero di suicidî in aumento, etc.

Non a caso, Vladimir Solov’ëv (1853-1900), filosofo e teologo russo, constatava amaramente che:

L’interesse egoistico, singolo, il fatto casuale, il particolare angusto, l’atomismo nella vita, nella scienza e nell’arte, sono l’ultima parola della civiltà occidentale […].
Questa civiltà elaborò forme particolari e materiali esteriori per la vita ma non diede all’umanità il contenuto interiore della vita stessa; dopo aver evidenziato certi elementi singoli, li portò al massimo grado di sviluppo, per quanto è possibile nella loro separazione, ma li lasciò senza un nesso organico e quindi privi di spirito vivente per cui tutta questa ricchezza è un capitale morto.

(VLADIMIR SOLOV’ËV, Filosofskie načala cel’nogo znanija, Sobranie Sočinenij I, Bruxelles 1966, tr. it. I principi filosofici del sapere integrale, in Sulla Divinoumanità e altri scritti, Milano 1971, p. 48)

4 • Le mie perplessità…

L’anno scorso, Franco Nembrini (classe ’55) scriveva queste righe:

Se siamo esclusivamente materia, hanno ragione Piero Angela e Voltaire: siamo «balocchi del destino», quella che chiamiamo libertà non è che l’ignoranza delle leggi che ci governano.
Solo se sussiste in noi qualcosa di non riducibile alla materia, un principio di natura diversa, quello che il linguaggio tradizionale chiama anima, possiamo essere liberi; solo se c’è un Dio che ha creato le leggi di natura ma anche un punto che misteriosamente non è loro sottomesso, allora la libertà è possibile. In estrema sintesi: o ci sono un Dio e un’anima immateriale, o c’è soltanto la natura con le sue leggi immutabili.

(FRANCO NEMBRINI, dal suo commento al Purgatorio di Dante Alighieri, Canto XVIII, Mondadori, Milano 2020, pag. 419)

Se non esistesse una realtà trascendente, ci sarebbe solo la materia.

Se esistesse solo la materia, le uniche leggi esistenti sarebbero quelle della fisica.

Tutto obbedirebbe unicamente al principio di causa-effetto.

La realtà sarebbe un film già scritto, che ci scorre davanti agli occhi.

Noi avremmo l’illusione di compiere delle scelte, ma in realtà staremo vivendo all’interno di un videogioco totalmente scriptato (nel DNA, nelle leggi della termodinamica, negli impulsi elettro-magnetici nel nostro cervello, etc.).

materialismo nichilista

Conclusione

Tolta la chiave di volta, l’edificio non sta in piedi.

Tolto il sistema di riferimento («Quello» stabile), tutto diventa arbitrario.

Tolto ciò che è trascendente, siamo solo foglie mosse dal vento del principio di causa-effetto.

Tolto Dio, non esiste alcun «paradiso in terra»

…come ha avuto modo di constatare Aleksandr Solženicyn (1918-2008), filosofo, storico e drammaturgo sovietico – condannato ai lavori forzati nei gulag per 8 anni:

Più di mezzo secolo fa, quando ancora ero un bambino, ricordo che un certo numero di anziani offriva questa spiegazione per i disastri che avevano devastato la Russia: “Gli uomini hanno dimenticato Dio, perciò tutto questo è accaduto”. Da quel giorno, ho passato 50 anni a lavorare sulla storia della nostra rivoluzione; ho letto centinaia di libri, raccolto centinaia di testimonianze personali. Ma se mi fosse domandato di formulare in maniera più concisa possibile la principale causa della rovinosa rivoluzione che ha inghiottito quasi 60 milioni di russi, non potrei metterla in maniera più accurata che ripetendo: “Gli uomini hanno dimenticato Dio, perciò tutto questo è accaduto”.

(ALEKSANDR SOLŽENITSYN, citato in EDWARD E. ERICSON JR, Solzhenitsyn – Voice from the Gulag, Eternity, ottore 1985, pp. 23–24)

sale

(Inverno 2021-22)

Fonti/approfondimenti

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