Pensieri dalla penombra

Nel 1864, Emilio Praga (un membro della Scapigliatura) apriva una sua poesia con questi versi:

«Noi siamo i figli dei padri ammalati:
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume»

A volte il silenzio di Dio è così intenso che sembra quasi che sia morto.

Ma, se non è morto, perché tace?

È lui che sta zitto, o sono io che non ci sento bene?

Se come dice Pascal «c'è abbastanza luce per chi vuole vedere», perché non ci vedo?

Quando finisce la notte?

Quanto dura questa penombra?

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